Solo la pace è giusta!

Pubblicato sul quotidiano “Alto Adige”

La pace è veramente una nostalgia comune? Creare la pace è un processo lungo. La pace non è un “accordo”, un “deal” che si può firmare come un evento mediatico e poi tutto va bene. I conflitti hanno un effetto duraturo. Si imprimono nella memoria collettiva di una popolazione. Le ingiustizie subite, le umiliazioni e le ferite inflitte non possono essere cancellate con una firma. Il “peacemaking” non è un “dealmaking”. Una pace imposta non pacifica una regione, ma diventa il punto di partenza per nuovi conflitti. La storia lo insegna innumerevoli volte.

L’atteggiamento nei confronti della guerra è cambiato nel corso dei secoli. Fin dai tempi di Cicerone, la tradizione occidentale era caratterizzata dall’idea che la guerra potesse essere giustificata se soddisfaceva determinate condizioni. Solo un’autorità legittima ha il diritto di fare la guerra, che deve essere condotta per una giusta causa (ad esempio per recuperare beni rubati o per difendersi), certe regole devono essere rispettate anche nella guerra (per esempio la tutela di bambini, donne, persone anziane) e i mezzi impiegati devono essere proporzionati al fine. Inoltre, lo scopo della guerra non può essere la distruzione del nemico e già durante la guerra occorre pensare a come ripristinare l’ordine dopo la guerra e ridefinire i rapporti tra le parti in conflitto. Sant’Agostino ha introdotto queste condizioni nella tradizione cristiana, in un’epoca in cui il cristianesimo si stava diffondendo e molti soldati si facevano battezzare. Ancora oggi si ritiene che Agostino non volesse giustificare la guerra, ma limitare le guerre con queste condizioni, poiché solo in casi eccezionali tutte le condizioni menzionate sono state soddisfatte. In ogni caso, la dottrina della guerra giustificata è rimasta in vigore per secoli, si parlava della dottrina della “guerra giusta”.

Nella seconda metà del XX secolo, sotto l’influenza delle due devastanti guerre mondiali, si è iniziato a condannare la guerra. La guerra è sempre un’ingiustizia. Causa sofferenza, distruzione e morte. Distrugge vite e famiglie, non solo di soldati, ma di bambini, donne, anziani. Distrugge infrastrutture civili come scuole, ospedali, strade etc. Nella pratica, quasi tutte le guerre dimostrano che il “il diritto in guerra”, ovvero le norme del diritto internazionale umanitario che regolano il comportamento durante un conflitto armato per proteggere persone civili, infrastrutture e beni culturali, non viene rispettato, ma violato in molteplici forme. Non può quindi esistere una “guerra giusta”.

Nel dialogo ecumenico delle Chiese cristiane si è invece iniziato a parlare di “pace giusta”. Solo la pace è giusta. Essa esiste quando vengono superate le situazioni di ingiustizia e quando viene ripristinata la giustizia. La pace giusta significa anche che le parti in conflitto rinunciano all’uso della violenza e risolvono i conflitti in modo non violento. Programmi e misure pedagogiche per la risoluzione non violenta dei conflitti, che iniziano già con un’analisi accurata dei fattori che possono scatenare i conflitti, facevano parte del concetto di pace giusta. In questo contesto, le ingiustizie sociali, le disparità di opportunità e di distribuzione delle risorse, la distribuzione iniqua dei beni e delle ricchezze, ma anche la distruzione dell’ambiente, che peggiora le condizioni di vita di molte popolazioni, sono state identificate come possibili cause di conflitto. La Chiesa, in particolare i papi Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco, ma anche Papa Leone XIV, sottolinea che la tutela dell’ambiente è una delle misure preventive più importanti per evitare conflitti armati. Se proprio quelle persone che hanno contribuito meno al riscaldamento globale sono quelle che ne soffrono di più, ciò porta a conflitti ed è conseguenza di un’ingiustizia globale. Il Consiglio etico tedesco ha quindi redatto un documento sull’esigenza etica di combattere il cambiamento climatico e parla espressamente di “giustizia climatica”.

La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina ha vanificato molti sforzi e progetti elaborati nell’ambito della “pace giusta”. Anche il conflitto in corso in Palestina dimostra ripetutamente che anni di lavoro per la pace possono essere distrutti in brevissimo tempo da azioni violente compiute da persone che non sono interessate a una soluzione non violenta dei conflitti. Ciò non significa che possiamo ricadere nella dottrina della “guerra giusta”, ma che la rinuncia radicale alla violenza raggiunge i suoi limiti quando la controparte non ha alcun interesse a una soluzione non violenta dei conflitti.

Qualche settimana fa un giornalista mi ha chiesto: “Tutti gli esseri umani desiderano la pace. Perché non riusciamo a raggiungerla?”. La mia risposta lo ha sorpreso. Ho fatto notare che è evidente che non tutti desiderano la pace. Ci sono persone che disturbano consapevolmente la pace e alimentano i conflitti. È vero che forse nessuno è direttamente colpito dalla guerra, ad esempio dalla morte dei propri figli o dalla distruzione della propria casa. Tuttavia, ci sono troppe persone al mondo che traggono vantaggio dalla guerra e dal caos. In molte regioni dell’Africa, i cosiddetti signori della guerra possono facilmente sfruttare le persone nelle miniere e incassare i profitti quando non esistono legge e ordine. Ci sono troppi governanti che giocano la carta della forza e creano così dei fatti compiuti. E ci sono persone che traggono profitto dalla guerra, ad esempio l’industria degli armamenti.

Fomentare disordine, caos e conflitti, anche se ciò significa minare l’ordine pubblico, per perseguire meglio i propri interessi, anche se ciò significa mettere gruppi gli uni contro gli altri, è una dinamica che osserviamo anche qui in Sudtirolo/Alto Adige. E quindi anche in questo caso vale la constatazione: evidentemente non tutti sono interessati alla pace e alla convivenza pacifica. Una constatazione amara, ma – come direbbe Friedrich Nietzsche – umana, troppo umana.

Martin M. Lintner, preside dello Studio Teologico Accademico di Bressanone

Pubblicato sul quotidiano “Alto Adige” – 28.10.2025

Vorheriger Artikel

Deine Meinung!

Schreibe uns deine Meinung und Gedanken.
Deine Meinung »

Über den Friedensblog

Die Ideengeber hinter dem Friedensblog sind: Sepp Kusstatscher - Arno Teutsch - Susanne Elsen - Erwin Demichiel - Johannes Fragner-Unterpertinger
Über uns »

Kategorien